Francesca Cavallo

(Taranto, 1983) Cresciuta a Lizzano fino a 18 anni, ha studiato comunicazione alla Statale di Milano, regia teatrale alla Paolo Grassi e ha fatto un master di scritture per la danza contemporanea con Raffaella Giordano a Torino. Non ha mai trovato lavoro. Per questo, ad un certo punto, si è messa a fondare cose dentro cui poter lavorare. Prima una compagnia teatrale, Kilodrammi. Poi un festival, Sferracavalli. Poi una startup media, Timbuktu Labs, dalla quale è uscita all'inizio del 2019 dopo averla portata da 0 a 14 milioni di dollari di fatturato all'anno, e dopo aver co-creato la serie "Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli" (6 milioni di copie vendute e traduzioni in 48 lingue), che l'ha portata a diventare l'autrice italiana più tradotta al mondo. Con la sua nuova azienda Undercats, Inc., fondata poco più di un anno fa, ha pubblicato il bestseller di Natale "Elfi al Quinto Piano" e "Il Dottor Li e il Virus con in Testa una Corona", in Italia editi entrambi da Feltrinelli.

Qualcosa di particolarmente emozionante a cui stai lavorando?

In questi giorni sto lavorando alla costruzione del team editoriale di Undercats, Inc. la mia nuova media company. Uno degli aspetti più stancanti, ma allo stesso tempo più gratificanti ed emozionanti, del costruire un'azienda è mettere insieme il team che poi si occuperà insieme a me di trasformare le idee in prodotti, in esperienze, in comunità. La missione di Undercats è chiara: aumentare in modo radicale la diversità di storie e personaggi presenti nei media per bambini. Al momento, i media per bambini continuano a censurare in larga parte le storie di persone di colore, di persone con disabilità e di persone LGBTQ+, dando ai più piccoli l'impressione che ci sia un modo "normale" di essere umani e che quella normalità risiede nell'essere bianchi, eterosessuali, senza disabilità, e preferibilmente maschi. Come possiamo meravigliarci se poi, crescendo, così tante persone adottano atteggiamenti discriminatori nei confronti di tutto ciò che appare loro "diverso"? Il mio sogno è che i bambini che crescono con i libri e i cartoni di Undercats possano abbracciare l'idea che ognuno di noi è diverso e che in quella diversità c'è un'enorme ricchezza. Ricevere tante candidature di persone che vogliono lavorare con me a questa missione mi sta dando un'immensa speranza ed energia per provare a far partire tante piccole rivoluzioni.

 

Una cosa che il Covid-19 ti ha tolto, ed una che invece ti ha dato?

Mi ha tolto la comunità creativa queer di Los Angeles, che è una delle cose che più mi mancano di quella città. Mi ha dato molte cose: il silenzio necessario per ascoltare le mie necessità più profonde e il coraggio di dare spazio ai miei bisogni in un modo più radicale; la voglia di semplificare la mia vita; la bellezza di Roma e una piccola comunità di nuovi amici con i quali ho condiviso un pezzo importante di questo periodo assurdo.

 

Il pensiero laterale più ricorrente di queste settimane?

Ho deciso di dare molto spazio ai pensieri laterali in questo nuovo anno. Normalmente, tendo ad essere estremamente focalizzata sul lavoro e a non lasciare spazio per molto altro. Ho sentito però che avevo bisogno di un cambiamento, di respirare più aria intorno a me e di dedicare una parte del mio tempo ad attività che non fossero produttive – per me un'idea rivoluzionaria! Ho iniziato così a disegnare, e quello è il luogo, il pensiero laterale di questo periodo. Per me è un rifugio perché disegnare mi permette di fare un'attività creativa che non passa per le parole. In questo periodo in cui tanti pensieri si accavallano costantemente nella testa, coltivare questo luogo che non passa per la parola si sta rivelando una scoperta bellissima.

 

Una lezione imparata anni fa e che racconteresti ad una platea di studenti?

A una platea di studenti racconterei della volta in cui – dieci anni fa, quando dirigevo un festival di teatro – dopo aver girato un cortometraggio con un gregge di pecore che entrava nella sala, nel pomeriggio, le pecore fecero i loro bisogni nell'aiuola davanti alla sala. La sera c'era la prima e non potevo certo lasciare che il pubblico fosse accolto da quell'odore. Passai quindi un'ora e mezzo a spalare la cacca delle pecore dall'aiuola – eravamo in tanti ma nessuno si era comprensibilmente offerto volontario per farlo. Una delle cose che ho imparato è che quando tieni a un progetto, esserne a capo vuol dire fare tutto il possibile per mettere le persone nella condizione migliore per fruirne, e se c'è da spalare la m***a, devi fare anche quello, con umiltà e con un sorriso sulle labbra!

 

L'ultima volta che hai riso?

Rido spessissimo! Dovendo scegliere un momento, sceglierei un gioco inventato con il mio nipotino Emilio, durante le vacanze di Natale. Emilio ha due anni e si diverte tantissimo quando tiro fuori dalla tasca dei pezzettini di carta facendo finta di essere molto sorpresa di averceli. È un gioco semplicissimo, ma lui lo adora e abbiamo ripetuto la scena mille volte con lui che mi chiedeva "cos'è?" e io che tiravo fuori questi bigliettini recitando uno stupore esagerato. Mi piace tanto inventare questi giochi semplici che nascono da situazioni quotidiane con i bambini, è una delle cose che mi divertono di più in assoluto.

 

Una cosa che non hai ancora fatto ma che prima o poi farai?

Ci sono due cose che mi piacerebbe tantissimo fare un giorno: 1) un film. Mi piacerebbe scrivere o produrre un film, è un desiderio che ho da molto tempo. 2) Scrivere un album di Natale con Jovanotti, che è uno dei miei musicisti e poeti preferiti.

 

Francesca Cavallo Mare e bambini

La foto scelta da Francesca: con i bambini di Lizzano, quando ha fatto l'anteprima assoluta di Doctor Li (estate 2020)