LUCIDITÀ

18 Agosto 2020

«Saggio sulla lucidità» è uno dei romanzi più belli che abbia mai letto. Lo ha scritto il premio Nobel per la letteratura José Saramago ed è il seguito di «Cecità». Comincia con una elezione in cui quasi tutta la popolazione si reca a votare e vota... scheda bianca!
Il governo e i partiti non sanno come interpretare questo risultato, né cosa fare. Una forma unica di protesta, ben organizzata, che manda in corto-circuito il sistema politico con un gesto semplice e non violento.
Immaginate adesso, per un momento, che sia questo l'esito del referendum del 20-21 settembre sulla riduzione del numero dei parlamentari.
Mentre i signori del SÌ sono convinti di aver già vinto e si preparano ad affacciarsi dai balconi per annunciare di aver sconfitto la casta, e i sostenitori del NO cercano come possono di far crescere le loro fila per arrivare ad una sconfitta dignitosa o magari a rovesciare il risultato, i cittadini improvvisamente si organizzano e mettono in scena la più originale forma di protesta: scelgono di non scegliere. Non si prestano al giochetto con cui i politici vogliono far credere di redimersi in extremis.
Al referendum votano in massa scheda bianca, e così facendo smascherano il bluff e chiedono: è davvero questo il problema? È davvero questa la soluzione? Soprattutto, è davvero questa la priorità?

Io sono per il NO. Lo sono da sempre, da quando siamo stati soltanto in 14 a votare alla Camera contro questa riforma farlocca. E potrei fermarmi qua.
Trovando del resto abbastanza singolare – ci avete fatto caso? – che in vista del referendum chi è per il NO stia ad argomentare in maniera dettagliata, quasi a giustificarsi, e chi è per il SÌ mostri tutta l'arroganza di chi non deve spiegare un bel niente.
Possiamo dircelo senza giri di parole: si tratta di una modifica che non serve a nulla, se non alla propaganda da due soldi di chi ancora fa finta di non aver capito che contestare chi governa è molto più facile che governare e risolvere i problemi.
In realtà, se vogliamo dirla tutta – usando la loro terminologia – con il taglio avremo più casta, non meno. Perche meno parlamentari vuol dire una democrazia ancor più nelle mani di pochi capi partito; a null'altro serve infatti avere meno parlamentari, se questa riduzione non è accompagnata da altre modifiche a quello che la Costituzione ha previsto dovesse essere il nostro assetto istituzionale, a partire dal bicameralismo perfetto. Anche i risparmi sono relativi, ammesso che la democrazia non sia l'investimento migliore per ciascuno di noi invece che un "costo" (la democrazia costa, ma spero non sfuggano i costi della mancanza di democrazia): risparmi relativi per chiunque conosca i conti di uno Stato come il nostro, o gli sprechi e le inefficienze che invece ancora ci sono a tutti i livelli.

Col taglio, ogni parlamentare si troverà a rappresentare tanti più elettori, potendo prestare molta meno attenzione a ciascuno di loro; e i collegi elettorali saranno più grandi: per essere votati servirà sempre di più essere famosi o ricchi, perché servirà essere conosciuti o poter spendere tanto per diventarlo, ammesso che qualcuno prima o poi reintroduca le preferenze (e senza preferenze, con meno posti in parlamento, ci sarà spazio solo per i fedelissimi).
Ecco, io voterò NO perché non ho alcuna voglia di svendere in questo modo oltre settant'anni di Repubblica.
E voi?

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