Emma Taveri

(Brindisi, 1984) Appassionata imprenditrice in destination marketing e management ad impatto sociale con esperienza internazionale per importanti brand del travel (TripAdvisor, World Travel Market, TTG), alcuni anni fa ha lasciato la carriera a Londra per rientrare in Italia e fondare Destination Makers, società di consulenza boutique che ha un un team tutto da remoto dal 2014 con cui disegna percorsi di valorizzazione e marketing territoriale condivisi con le comunità locali. Docente e speaker in eventi di rilievo internazionale come il Forum delle Rotte Culturali del Consiglio d'Europa e il Workshop dell'Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite, dal 2017 è nel Comitato Scientifico di BTO, principale evento sull'innovazione nel turismo in Italia, e dal 2019 ne coordina il tema "destination". È ideatrice di due iniziative oggi considerate buone pratiche del marketing territoriale e del 'cambiamento possibile': Recharge in Nature, campagna di marketing per la ripartenza post Tempesta Vaia diventata virale con quasi 20 mila candidature da tutto il mondo per un soggiorno di totale disconnessione in un rifugio nel Cuore delle Dolomiti, e Sea Working Brindisi, iniziativa lanciata durante la pandemia per riposizionare un'area marginale come destinazione per "lavoratori nomadi" e per la delocalizzazione delle imprese al Sud. Nomade lei stessa per passione, durante la pandemia ha scelto di rientrare a Brindisi per sperimentare un percorso di rinascita per contribuire a farne un città ideale in cui vivere e lavorare.

Qualcosa di particolarmente emozionante a cui stai lavorando?

Dal mio rientro in Italia da Londra, nel 2013, il percorso che ho scelto e portato avanti con la mia società di consulenza Destination Makers è focalizzato sulla scoperta delle potenzialità nascoste delle aree marginali del nostro Paese. La scommessa è che si possa ridurre il gap con il mercato dimostrando con campagne di marketing creative e non convenzionali che anche i territori meno noti possono diventare interessanti grazie a strategie di destinazione ambiziose e creative, che coniugano le esigenze dei nuovi viaggiatori con la felicità della comunità locale che li accoglie. Tutto ciò che riguarda i nostri percorsi con i territori è quindi per me particolarmente emozionante. Ogni località è a suo modo speciale, così come le persone che quotidianamente ne hanno cura e spesso lottano per non andare via. Personalmente sono cresciuta moltissimo da quando ho scelto di rientrare in Italia e fare questo lavoro condividendo quello che avevo imparato e continuo ogni giorno ad imparare con le destinazioni con cui ho avuto ed ho il privilegio di lavorare. Sono fortunata: mi sveglio la mattina e mi metto a fare sperando di poter cambiare un piccolo pezzo di mondo, provando a dare più del massimo insieme ai miei colleghi e compagni di viaggio. Un'emozione grande, per i sogni che ci stanno condividendo e per le tante persone che si stanno unendo è legata al percorso che abbiamo intrapreso a Taranto. Scelgo questo progetto perché proprio ieri abbiamo presentato la nostra strategia di destinazione, frutto di un percorso partecipato con la comunità locale durato mesi, di tantissima ricerca e di una missione che abbiamo sentito particolarmente nostra. Durante la presentazione mi è stato chiesto se fosse possibile creare un'alleanza con Brindisi, la mia città, in cui con Destination Makers durante la pandemia abbiamo lanciato "Sea Working–Vinci un ufficio sul mare" per ridisegnare un futuro diverso puntando all'attrazione di smart worker ed aziende. In un attimo anni di sacrifici per far comprendere la filosofia di Destination Makers in contesti in cui ancora oggi si guarda con scetticismo alla sperimentazione e alla creatività sono stati così sostituiti da un'emozione più grande, il senso di tutto ciò che faccio e per cui non mi sono mai pentita di essere rientrata in Italia.

 

Una cosa che il Covid-19 ti ha tolto, ed una che invece ti ha dato?

La pandemia mi ha obbligata a fermarmi, in un momento della mia vita in cui spesso correvo senza una vera ragione. Sono una persona iperattiva, quindi in realtà corro anche adesso, pur stando ferma. Il Covid-19 mi ha fatto prendere decisioni importanti, acquisendo maggiore consapevolezza delle mie scelte, delle persone da chiamare famiglia, del luogo da chiamare casa. Mi ha tolto una buona fetta dei viaggi dalla mia agenda. Occupavano circa ¾ del mio mese, ma ha dato un significato completamente nuovo al mio attuale concetto di viaggio. Mi manca viaggiare, ma non mi manca farlo come lo facevo prima. Questo periodo assurdo mi ha inoltre permesso di riapprezzare le piccole cose, dal cielo azzurro ad una passeggiata sul lungomare al sedermi in un bar. Alla fine il Covid-19 mi ha permesso di rientrare nel luogo da cui anni fa sono fuggita, che oggi ho scelto di considerare la mia casa, e questo vale più di tutto ciò che mi ha tolto.

 

Il pensiero laterale più ricorrente di queste settimane?

Anche se esco ormai molto raramente, quando accade scelgo di fare lunghe passeggiate anche nei quartieri meno belli, e nonostante tutto mi sento fortunata. Penso che questa grande crisi abbia stimolato in me una grande antifragilità, un maggiore desiderio di rinascita e di impegnarmi per un bene comune che va ben oltre il mio benessere personale. Cammino, guardo le persone, penso a tutte quelle che ho incontrato nel mio costante girovagare, penso alle differenze, al perché io veda cosa che gli altri a volte non vedono e mi chiedo al contempo cosa magari gli altri vedono che invece io non scorgo ancora.

 

Una lezione imparata anni fa e che racconteresti ad una platea di studenti?

Mio papà nel 2006 decise di investire i risparmi di famiglia nella realizzazione di un'opera infrastrutturale che sarebbe dovuta essere di competenza del pubblico, ma che per anni di mala gestione non fu mai realizzata: il terminal portuale per l'accoglienza dei passeggeri in transito in traghetto da e per Brindisi. Mosso da un grande amore per la propria città e dal desiderio di lasciare un segno che rimanesse negli anni anche quando non ci sarebbe stato più, fece un investimento incauto che fu per anni ostacolato in quanto testimonianza dell'inefficienza del pubblico. Ho sempre criticato questa scelta, avendo anche io sofferto per le sue conseguenze, e poi anni dopo ho scelto di fare esattamente la stessa cosa, seppure in modo diverso. Cambiare le cose, combattere la logica dello zero a zero, dimostrare facendo che (quasi) tutto è possibile. Ecco: oggi ho scoperto che quel cambiamento possibile di cui tanto mi piace parlare, me lo ha insegnato lui, imprenditore onesto del Sud, in un Sud negli anni peggiori per fare questa scelta. Ora che ci penso, lo sto realizzando per la prima volta proprio adesso, mentre scrivo questa risposta.

 

L'ultima volta che hai riso o sorriso?

Ho la fortuna di condividere la vita, lavorare e collaborare con persone che hanno il sole dentro, e io stessa anche nei momenti più tragici cerco sempre di trovare un motivo per sdrammatizzare. Spesso anche gli incontri e le call di lavoro prevedono sorrisi e momenti di serenità e condivisione. "Work hard play hard", perché credo che non si possano portare avanti missioni impegnative e complesse come le nostre senza trovare gradevole tutto il percorso. Quindi in sintesi, e per risponderti, l'ultima volta è stata oggi durante una bella telefonata, e sono sicura che la prossima sarà a breve!

 

Una cosa che non hai ancora fatto ma che prima o poi farai?

Ce ne sono diverse, ho un cassetto dei sogni e una lista dei desideri abbastanza ricca, progettata e immaginata senza confini di tempo e di spazio. In realtà è in continua evoluzione, noi cambiamo e così anche le nostre esigenze. Uno di questi desideri è creare una fondazione nella mia città, che si occupi di rientro e cambiamento possibile, e guidarla grazie al sostegno, alla passione e alla dedizione delle persone speciali che ho avuto modo di incontrare da quando sono rientrata. Questo progetto è in cantiere, ci stiamo impegnando affinché sia presto realtà. Era un sogno nel cassetto da circa tre anni, oggi è molto più di un'idea e rappresenta un percorso condiviso e una nuova speranza per Brindisi. Sono emozionatissima all'idea che possa concretizzarsi, e sono anche consapevole del fatto che il "prima o poi" dipenda in realtà innanzitutto da noi, dalla nostra tenacia, dal non demoralizzarci nonostante tutto ci stia suggerendo di mollare. Prima o poi Brindisi rappresenterà un modello a cui ispirarsi, e lo sarà grazie a tutti gli occhi che io vedo brillare ogni giorno e ai tanti che ancora non ho scoperto ma che sono là fuori, e che mi ispirano quotidianamente.

 

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La foto scelta da Emma: un'assemblea pubblica dell'Amministrazione comunale di Brindisi (pre-pandemica).